Qui siamo nella
bassa e la bassa non la spieghi tanto facilmente con parole o immagini, la
bassa la devi vivere. La bassa è una donna brutta ed in apparenza insignificante, che ti fa girare la testa
dall’altra parte, poi
un giorno la incontri per caso e scopri un fascino a cui non sai dare risposta,
se riesci ad ascoltare e vedere bene te ne innamori e non scappi più, rimani intrappolato tutta la vita. Guardando verso sud,
i monti dell'appennino sono una linea
piatta che esce dai campi o dalle cime
dei pioppi che sembrano quasi solleticargli le pendici. Qui nella stagione
calda, le zanzare ti mangiano vivo e il maiale è per tutto l’anno l’ingrediente fisso della cucina tradizionale. Qui le nebbie cancellano il
ricordo dei luoghi e devi toccarti per sapere di esistere. Qui il tasso di
umidità ti fa sudare
persino le idee ed il freddo ti entra nelle ossa per scaldarsi un po’. Qui il profumo del Po, lo senti, lo riconosci e lo
cerchi fin dalla Caorsana, una striscia d'asfalto che non ha voglia di
ricalcare le spire del grande fiume e tira dritto per tutti i paesi da Piacenza
a Cremona. Qui siamo conosciuti per la
centrale nucleare, un gigante dormiente che riposa un sonno agitato ormai da
qualche anno. È lì, a servire da segnaposto per ciò che è stato e per ciò che è divenire, lo vedi da chilometri e chilometri nelle
giornate in cui il tuo respiro parte dalla cime dei monti e va fin giù a raccogliere i pensieri della bassa. Tutto attorno alla
centrale un'ambiente talmente unico e selvaggio da essere chiamato oasi, l'oasi De
Pinedo. Sono in luoghi come questo in cui la nostra anima snob pronuncia frasi
del tipo, "bellissimo, sembra di essere in Amazzonia", sono in luoghi
come questo in cui si ascoltano i racconti più intimi del grande fiume. Qui il bosco non è una distesa geometrica di pioppi ma un insieme
disordinato di vita e morte. Dalla lanca principale di De Pinedo parte una
lanca secondaria che serve da madre per altre due diramazioni, rese totolmente
inaccessibili da maestosi guardiani che hanno ripiegato le proprie radici per fare
da difesa a questo mondo, talmente inospitale da renderlo attraente per menti
insolite. Qui gli aironi ti guardano in un misto di paura, meraviglia ed
ammirazione per esserti avventurato in mondo a porte chiuse, le carpe sembrano farti da timoniere per la
ricerca della retta via che porta al corso principale del fiume. Se provi ad
avventurarti via terra devi prenderti tutto il tempo per risolvere il labirinto
tra acqua e terra, se vai fuori tempo le zanzare organizzeranno un banchetto in
cui sarai tu l’ospite d’onore. Qui a De Pinedo, le zanzare non pungono, ma
effettuano veri e propri prelievi, non paghi il ticket ma gratti tanto e senza
vincere nulla. Ho visto gente darsi schiaffi talmente forti per scacciarle che
poteva autodenunciarsi per lesioni personali. Ma la bassa non è solo Po, zanzare ed il girovagare delle stagioni a
lasciare cicatrici del loro passaggio ma è soprattutto il racconto delle sue facce, delle sue mani,
dei suoi cuori. La gente della bassa, vive in simbiosi con il fiume, sembra quasi
ricalcarne l’umore, a volte lo
consola ed a volte si fa consolare. In tutti questi anni, non ho mai sentito
nessuno stramaledire il grande fiume, nonostante i momenti di paura. Lo
sgomberare i locali più bassi è diventato un
modo di ricordarsi come si vive tutti insieme. Qui dove il fiume si apre come a
voler prender fiato, c’è un posto chiamato la Tana di Roncarolo. Qui l’unico passaporto richiesto è l’amore per il grande fiume e nello stare insieme agli altri. Non sono tutte
rose e fiori, ci sono i simpatici e gli antipatici, ci sono i rossi e i neri,
ogni tanto ci si lamenta per dar fiato ad accordi stonati, ma alla fine ci si
ritrova sempre in tana. Per molti è una seconda casa, per altri un approdo sicuro. Se poi passi al momento giusto, che non ha
giorno e orari, ma è il momento giusto, potrai ascoltare un assolo di maiale, presentato in tutti i modi con cui si
può rendere merito
al divino suino. Così alla fine tra pescatori, fotografi, campioni di motanautica, montanari o
semplici curiosi ci si ritrova a parlare di pescate leggendarie, di piene del
Po che ti fanno ancora venire la pelle d’oca, della foto che non scatteremo mai, di giri in montagna conditi con il sapore
delll’amicizia e
qualche volta, purtroppo di politica, che rispetto agli altri temi di
conversazione non serve a far sognare, ma solo a far ingrossare il fegato, come
non bastassero i trigliceridi del nobile suino.
di Francesco FAVALESI (fotografo e pensatore della Tana - per il resto non fa nulla) www.francescofavalesi.com