mercoledì 23 aprile 2014

IL RIFUGIO DEGLI SPIRITI

Qui siamo nella bassa e la bassa non la spieghi tanto facilmente con parole o immagini, la bassa la devi vivere. La bassa è una donna brutta ed in apparenza insignificante, che ti fa girare la testa dallaltra parte, poi un giorno la incontri per caso e scopri un fascino a cui non sai dare risposta, se riesci ad ascoltare e vedere bene te ne innamori e non scappi più, rimani intrappolato tutta la vita. Guardando verso sud, i monti  dell'appennino sono una linea piatta  che esce dai campi o dalle cime dei pioppi che sembrano quasi solleticargli le pendici. Qui nella stagione calda, le zanzare ti mangiano vivo e il maiale è per tutto lanno lingrediente fisso della cucina tradizionale. Qui le nebbie cancellano il ricordo dei luoghi e devi toccarti per sapere di esistere. Qui il tasso di umidità ti fa sudare persino le idee ed il freddo ti entra nelle ossa per scaldarsi un po. Qui il profumo del Po, lo senti, lo riconosci e lo cerchi fin dalla Caorsana, una striscia d'asfalto che non ha voglia di ricalcare le spire del grande fiume e tira dritto per tutti i paesi da Piacenza a Cremona.  Qui siamo conosciuti per la centrale nucleare, un gigante dormiente che riposa un sonno agitato ormai da qualche anno. È lì, a servire da segnaposto per ciò che è stato e per ciò che è divenire,  lo vedi da chilometri e chilometri nelle giornate in cui il tuo respiro parte dalla cime dei monti e va fin giù a raccogliere i pensieri della bassa. Tutto attorno alla centrale un'ambiente talmente unico e  selvaggio da essere chiamato oasi, l'oasi De Pinedo. Sono in luoghi come questo in cui la nostra anima snob pronuncia frasi del tipo, "bellissimo, sembra di essere in Amazzonia", sono in luoghi come questo in cui si ascoltano i racconti più intimi del grande fiume. Qui il bosco non è una distesa geometrica di pioppi ma un insieme disordinato di vita e morte. Dalla lanca principale di De Pinedo parte una lanca secondaria che serve da madre per altre due diramazioni, rese totolmente inaccessibili da maestosi guardiani che hanno ripiegato le proprie radici per fare da difesa a questo mondo, talmente inospitale da renderlo attraente per menti insolite. Qui gli aironi ti guardano in un misto di paura, meraviglia ed ammirazione per esserti avventurato in mondo a porte chiuse,  le carpe sembrano farti da timoniere per la ricerca della retta via che porta al corso principale del fiume. Se provi ad avventurarti via terra devi prenderti tutto il tempo per risolvere il labirinto tra acqua e terra, se vai fuori tempo le zanzare organizzeranno un banchetto in cui sarai tu lospite donore. Qui a De Pinedo, le zanzare non pungono, ma effettuano veri e propri prelievi, non paghi il ticket ma gratti tanto e senza vincere nulla. Ho visto gente darsi schiaffi talmente forti per scacciarle che poteva autodenunciarsi per lesioni personali. Ma la bassa non è solo Po, zanzare ed il girovagare delle stagioni a lasciare cicatrici del loro passaggio ma è soprattutto il racconto delle sue facce, delle sue mani, dei suoi cuori. La gente della bassa, vive in simbiosi con il fiume, sembra quasi ricalcarne lumore, a volte lo consola ed a volte si fa consolare. In tutti questi anni, non ho mai sentito nessuno stramaledire il grande fiume, nonostante i momenti di paura. Lo sgomberare i locali più bassi è diventato un modo di ricordarsi come si vive tutti insieme. Qui dove il fiume si apre come a voler prender fiato, c’è un posto chiamato la Tana di Roncarolo. Qui lunico passaporto richiesto è lamore per il grande fiume e nello stare insieme agli altri. Non sono tutte rose e fiori, ci sono i simpatici e gli antipatici, ci sono i rossi e i neri, ogni tanto ci si lamenta per dar fiato ad accordi stonati, ma alla fine ci si ritrova sempre in tana. Per molti è una seconda casa, per altri un approdo sicuro.  Se poi passi al momento giusto, che non ha giorno e orari, ma è il momento giusto, potrai ascoltare un assolo di  maiale, presentato in tutti i modi con cui si può rendere merito al divino suino. Così alla fine tra pescatori, fotografi, campioni di motanautica, montanari o semplici curiosi ci si ritrova a parlare di pescate leggendarie, di piene del Po che ti fanno ancora venire la pelle doca, della foto che non scatteremo  mai, di giri in montagna conditi con il sapore delllamicizia e qualche volta, purtroppo di politica, che rispetto agli altri temi di conversazione non serve a far sognare, ma solo a far ingrossare il fegato, come non bastassero i trigliceridi del nobile suino.

di Francesco FAVALESI (fotografo e pensatore della Tana - per il resto non fa nulla) www.francescofavalesi.com